Cento Anni Dell’Aeronautica Militare

Cento Anni Dell’Aeronautica Militare

18 Marzo 2023 Off Di blue

1. La nascita
Il prossimo 28 marzo il volo dell’Aeronautica Militare iniziato nel 1923 raggiungerà il prestigioso traguardo dei 100 anni: un secolo di vita da quando negli anni venti la Regia Aeronautica venne costituita come Forza Armata autonoma.
Questo passaggio riconobbe il travolgente cammino del mezzo aereo che, a meno di venti anni dal primo volo del “Flyer” dei fratelli Wright, aveva già visto nel 1911, durante la guerra di Libia, il primo impiego in assoluto del mezzo aereo in azioni di ricognizione e bombardamento e solo tre anni più tardi, durante la Grande Guerra, il ruolo di assoluto rilievo dell’aviazione nelle azioni di osservazione, bombardamento e nelle imprese degli Assi della Caccia come Baracca, Scaroni, Piccio, Baracchini, Ruffo di Calabria, Ranza, che venivano narrate sulle riviste dell’epoca, esaltando la fantasia popolare.
Le esigenze belliche hanno senza dubbio accelerato lo sviluppo della nuova arma aerea, considerata l’Arma del futuro, e insieme alla produzione di macchine volanti sempre più efficienti nasce, con Giulio Douhet, la filosofia d’impiego che dimostrerà la sua validità fino ai giorni nostri.

2. I primati e le trasvolate
Nei primi anni del dopoguerra l’Arma Azzurra pone le basi per la sua organizzazione e si afferma, verso il grande pubblico, grazie ai numerosi raid e primati di cui gli uomini in azzurro ed i loro mezzi si rendono protagonisti, in Italia e nel mondo, segnando l’epopea del volo.
Basti il volo Roma-Tokio, protagonisti, nel 1920, Arturo Ferrarin e Guido Masiero e due giovani motoristi, Gino Cappannini e Roberto Maretto.
Dopo la costituzione della Regia Aeronautica come Forza Armata autonoma, lo sviluppo dell’aviazione conosce in Italia un nuovo impulso: l’aeroplano incarna perfettamente il modello di modernità, eroismo, capacità di imprese assolute, propugnato dal regime. E così, nel 1925, Francesco De Pinedo e il motorista Ernesto Campanelli volano per 55mila chilometri, da Sesto Calende a Melbourne, a Tokio e poi a Roma. Due anni dopo, De Pinedo, Carlo Del Prete e Vitale Zacchetti compiono una crociera di 46.700 chilometri sul percorso Elmas-Porto Naval-Rio De Janeiro-Buenos Aires-Asunciòn-New York-Terranova-Lisbona-Roma. Nel 1926 e nel 1928 le imprese del Colonnello Umberto Nobile al Polo Nord, con l’esaltante successo del dirigibile Norge e la grande tragedia dell’Italia, segnano, in soli due anni, prima l’epopea e poi l’inesorabile declino del “più leggero dell’aria”.
Si fa strada, intanto, il progetto dei lunghi raid collettivi, di cui è sostenitore Italo Balbo, Ministro dell’Aeronautica. La prima impresa è la Crociera del Mediterraneo Occidentale (26 maggio – 2 giugno 1928) realizzata da una formazione di 61 idrovolanti da Orbetello alla penisola iberica e ritorno. L’anno seguente, dal 5 al 19 giugno, è la volta del Mediterraneo Orientale: 35 idrovolanti toccano Taranto, Atene, Istanbul, Varna, Odessa, Costanza, rientrando infine ad Orbetello. Qui, nel 1930, hanno inizio i preparativi per la prima traversata dell’Atlantico in formazione, fino al Brasile. L’impresa è guidata da Balbo, dal 17 dicembre 1930 al 15 gennaio 1931, giorno in cui i trasvolatori arrivano a Rio de Janeiro. Il successo ottenuto lancia il progetto analogo con cui celebrare il decennale della costituzione della Forza Armata: la trasvolata dell’Atlantico fino agli Stati Uniti. Il 1° luglio 1933 una formazione di 24 idrovolanti S.55X comandata da Balbo decolla da Orbetello per raggiungere New York diciotto giorni più tardi. È un successo incontenibile, nella patria dell’aviazione, una folla esultante attende i piloti italiani che sfilano trionfalmente per le strade di Broadway. Le crociere di massa, risultato di una preparazione seria e meticolosa segnano il passaggio dal periodo pionieristico dell’aviazione a quello moderno, dove il volo cessa di essere espressione dell’iniziativa individuale per diventare il prodotto di un’accurata programmazione fatta attraverso un lavoro di squadra.
Mentre prosegue la corsa ai record – la Regia Aeronautica ne detiene ben 33 degli 84 messi in palio dalla Federazione Aeronautica Internazionale – la giovane Forza Armata ha modo di mettere alla prova capacità e competenza prima in Etiopia e poi in Spagna, dove invia numerosi volontari che combattono sotto le insegne dell’Aviazione Legionaria.

3. La II Guerra Mondiale
Con l’entrata in guerra dell’Italia a fianco della Germania, il 10 giugno del 1940, la Regia Aeronautica giunge al conflitto già provata dalla campagna d’Etiopia e dalla partecipazione alla guerra di Spagna disponendo complessivamente di circa 3000 velivoli, di cui solo due terzi efficienti e di pronto impiego, spesso con caratteristiche di volo e armamento nettamente inferiori a quelle degli aerei alleati e avversari. Nonostante il coraggio e le capacità dei nostri piloti, le difficoltà si rivelano enormi e i risultati del conflitto sono pesantemente condizionati dallo scarto tecnologico e dall’insufficienza delle risorse. I piloti italiani si battono con onore in Africa, nel Mediterraneo, nei Balcani, in Russia e naturalmente in Patria, ma dopo due anni il destino della guerra appare segnato e nulla serve che la nostra industria inizi a produrre aeromobili competitivi. Dopo lo sbarco alleato in Sicilia, i nostri reparti, pur nella consapevolezza della disfatta, si impegnano in una estrema resistenza, dimostrando un ardimento che verrà riconosciuto dallo stesso nemico. Con l’armistizio e il messaggio alla Nazione del Generale Badoglio, nuovo Capo del Governo, la maggior parte dei combattenti si trovano in una difficile situazione. Alcuni entrano a far parte di formazioni partigiane, altri compiono la scelta opposta aderendo alla Repubblica Sociale, mentre interi reparti aerei e ma anche singoli equipaggi, in osservanza delle clausole firmatarie, scelgono di affluire verso gli aeroporti del sud Italia per continuare la guerra a fianco degli anglo-americani. L’attività bellica dell’Aviazione Italiana è continua fino all’8 maggio del 1945, e termina con la resa incondizionata della Germania. L’Aeronautica lascia sul campo migliaia di morti e dispersi. Con questo pesante tributo di vite e con i reparti falcidiati da una guerra durata 59 mesi, affronta il dopoguerra e i problemi della riorganizzazione.

4. Il dopoguerra e l’adesione alla NATO
L’adesione dell’Italia alla NATO avvenuta nel 1949 produce immediati benefici a favore della ricostruzione e, a poco più di dieci anni dal disastroso esito della seconda guerra mondiale, l’Aeronautica Militare è completamente rigenerata e perfettamente inserita nell’Alleanza Atlantica grazie ai programmi di assistenza avviati dagli Stati Uniti con i quali si ha la possibilità di rinnovare e ammodernare le linee di volo. In questi anni con l’entrata in linea dei primi De Havilland DH-100 Vampire di concezione britannica e prodotti su licenza dall’industria nazionale avviene il passaggio epocale dall’elica al jet sebbene la svolta “supersonica” della Forza Armata avverrà negli anni ’60 quando il caccia-intercettore F-104 “Starfighter” diventa la punta di diamante dell’Aeronautica Militare e dominerà i nostri cieli per 40 anni. Il processo di rinnovamento investe anche le Scuole di Volo che vedono l’ingresso dell’addestratore italiano Aermacchi MB326 e l’introduzione del metodo del “jet ab initio”. Il livello di eccellenza raggiunto dal personale dell’Aeronautica Militare viene, nel frattempo, portato agli occhi del pubblico con le manifestazioni aeree che si svolgono in Italia e all’estero. Si riafferma così la tradizione italiana dell’acrobazia area collettiva con la costituzione a Rivolto, nel 1961, della Pattuglia Acrobatica Nazionale, o meglio noto 313° Gruppo Addestramento Acrobatico “Frecce Tricolori”, destinato a rappresentare l’Aeronautica Militare e il nostro Paese in tutte le manifestazioni aeree in Italia e nel mondo. Negli anni che seguono mentre si inizia a parlare di Guerra Elettronica, prende il via il Progetto MRCA-75 (Multi Role Combat Aircraft – aeroplano da combattimento multiruolo da immettere in linea nell’anno ‘75), meglio conosciuto come Tornado che vedrà la consegna all’Aeronautica Militare del primo velivolo il 4 marzo 1981 a Pratica di Mare. Contemporaneamente viene avviato lo sviluppo del nuovo cacciabombardiere leggero AMX e, nello stesso anno, vengono consegnati i primi Aermacchi MB-339A che, nella versione PAN (Pattuglia Acrobatica Nazionale), priva dei serbatoi alle estremità alari, sostituiscono i G-91 delle “Frecce Tricolori”.

5. Le missioni internazionali
Tra gli avvenimenti che caratterizzano la storia della Forza Armata degli anni ‘60, durante i quali l’Aeronautica Militare inizia ad affacciarsi nel contesto internazionale partecipando alle missioni condotte sotto l’egida delle Nazioni Unite, va ricordato l’eccidio di Kindu, in Congo. L’11 novembre 1961 tredici militari degli equipaggi di due C-119 della 46^ Aerobrigata vengono barbaramente trucidati durante una delle tante missioni di trasporto umanitario compiute per conto dell’ONU. L’impegno in operazioni fuori area sotto l’egida dell’ONU diventa una costante del secondo dopoguerra, a seguito dello sconvolgimento geopolitico che avviene nel 1989, con la caduta del muro di Berlino quando si rompe l’equilibrio bipolare e si generano una serie di nuovi conflitti ai quali l’Italia, e l’Aeronautica Militare, partecipano nell’ambito di coalizioni multinazionali. Il primo intervento di questo tipo si ha con la partecipazione alla Guerra del Golfo del 1990-1991, in cui un velivolo Tornado viene abbattuto dalla contraerea nei cieli del Kuwait, e a seguire con la partecipazione alle operazioni in Somalia e nella ex-Jugoslavia, dove un G-222 viene colpito da un missile aria-aria e precipita al suolo, mentre è impegnato in un intervento di carattere umanitario. Nello scenario mondiale post Guerra Fredda, grazie alla sua capacità di proiezione delle forze, l’Aeronautica Militare partecipa attivamente alle numerose operazioni multinazionali lanciate dalla comunità internazionale nel tentativo di risolvere le frequenti crisi che avvengono nelle varie parti del mondo (Balcani, Albania, Bosnia e Kossovo, Eritrea – UNMEE – United Nation Mission in Ethiopia and Eritrea e Timor Est – INTERFET – INTErnational Forces in East Timor).
Nel 2001 e precisamente l’11 settembre, l’attacco alle Torri Gemelle sconvolge nuovamente gli equilibri internazionali e apre la porta a nuovi scenari, con l’intervento in Afghanistan, al quale l’Aeronautica Militare prende parte da subito con la costituzione del 4°ROA (Reparto Operativo Autonomo) di Bagram e del 5° ROA di Manas (Kirghizistan).
Gli impegni fuori area dell’Aeronautica Militare si intensificano nel 2003 con l’operazione “Antica Babilonia”, in Iraq, che vede impegnati gli uomini e le donne dell’Aeronautica Militare inquadrati nel 6° ROA (Reparto Operativo Autonomo) di Tallil, e nel 7° ROA di Abu Dhabi. Oltre agli elicotteri HH-3F del 15° Stormo CSAR (Combat Search And Rescue) e ai velivoli da trasporto C-130J della 46^ BA, per la prima volta operano i velivoli a pilotaggio remoto Predator del 28° Gruppo Velivoli Teleguidati, del 32°Stormo dando inizio a una nuova era nella quale l’uso dell’acronimo ISTAR (Intelligence, Sorveglianza, Acquisizione Bersagli e Ricognizione), con tutto ciò che implica, diviene sempre più frequente. L’Afghanistan resta un punto fermo, con la partecipazione prima all’ operazione Enduring Freedom e, successivamente, al complesso delle attività inquadrate nell’ISAF, mentre il personale inserito nei team ASAAT (Airbase Support Air Advisory Team) e MI-17AAT (Airbase Support-MI-17 Air Advisory Team), presso Shindand, ha un ruolo importante nella formazione del personale della nascente forza aerea afghana.

6. L’esperienza aerospaziale
Nel 1963, con il ritiro dei Jupiter dislocati in Italia e in Turchia, si conclude per l’Aeronautica Militare l’esperienza dei missili a testata atomica. Tuttavia, l’enorme bagaglio di conoscenze acquisite, unita alla competenza, alla passione e all’iniziativa del generale ispettore del Genio Aeronautico prof. Luigi Broglio, costituisce l’indispensabile premessa per il lancio del satellite San Marco1, dalla base statunitense di Wallops Island. L’Italia diventa così la 3a nazione al mondo, dopo URSS e USA, a mettere in orbita un proprio satellite artificiale cui farà seguito il lancio dalla piattaforma San Marco, in Kenia, del San Marco 2, nel 1967 e il San Marco 3, nel 1971.
Dagli inizi del nuovo secolo l’Aeronautica Militare riprende l’attività nel settore aerospaziale con il lancio nel 2001 del satellite per comunicazioni SICRAL, e poi con la partecipazione dell’astronauta Maurizio Cheli, pilota collaudatore sperimentatore del Reparto Sperimentale Volo, in qualità di specialista di Missione a bordo dello shuttle Columbia STS-75, e di Roberto Vittori, anche lui pilota collaudatore sperimentatore della “Sperimentale”, primo cosmonauta italiano su una navicella russa, con la missione Marco Polo del 2002.
L’Aeronautica Militare ritorna nello spazio con due nuovi protagonisti: gli astronauti Samantha Cristoforetti, con la missione “Futura” del 2014 e Luca Parmitano con le missioni “Volare” e “Beyond” che, per la prima volta, sfruttando le nuove forme di comunicazione “social”, portano la stazione spaziale nelle case degli italiani.

7. Alle soglie del Centenario
Nel 2005, con la sospensione del servizio militare di leva, si chiude un’epoca e negli anni che seguono si completa il processo di transizione verso una forza armata composta interamente di professionisti. Le attività di carattere “spaziale” assumono un carattere sempre più interforze ma l’Aeronautica Militare continua a esserne un attore di primo piano grazie alle competenze di cui dispone. In questi anni assistiamo anche l’uscita di scena dell’F-104 Starfighter che dopo aver operato in parallelo prima con il Tornado ADV e poi con l’F-16 ADF, lascia il campo allo Eurofighter F-2000 “Typhoon”. Nel 2011 una nuova crisi esplode nel Mediterraneo, in Libia, e ancora una volta l’Aeronautica Militare partecipa attivamente alla campagna aerea che si concretizza nelle operazioni “Odissey Dawn” e “Unified Protector”.
Il massiccio processo di informatizzazione che investe il mondo intero interessa anche l’Aeronautica Militare che vi si adegua velocemente attraverso la trasformazione dei programmi di istruzione degli istituti di formazione e delle scuole di volo. Questo cambiamento è reso necessario anche dall’entrata in linea di un velivolo di 5ª generazione, il Lockheed F-35, dotato di un ampio spettro di capacità che conferiscono al velivolo un potenziale di assoluto rilievo che, unito ad innovative capacità di comunicazione e condivisione real-time delle informazioni essenziali (capacità Net-Centric), consente al pilota una gestione del teatro d’operazione senza eguali. Purtroppo la grave emergenza sanitaria generata dalla pandemia mondiale da coronavirus, Covid-19, del 2020 vede ancora una volta l’Aeronautica Militare schierarsi in prima linea in aiuto alla popolazione per contribuire a mantenere operativi gli ospedali, a condurre la campagna vaccinale e garantire il trasporto aereo in bio-contenimento dei malati.
Questo è stato il cammino sinora svolto dall’Aeronautica Militare che si accinge a superare il prestigioso traguardo dei suoi 100 anni. IN VOLO VERSO IL FUTURO – lo slogan che accompagna il logo dei suoi 100 anni – ed in continuità con i suoi valori e tradizioni del passato l’Aeronautica Militare continuerà ad assicurare la piena operatività dei suoi reparti e a sviluppare una risposta sempre più idonea ed efficace alle sfide del futuro che non può prescindere dall’abilità di essere costantemente all’avanguardia nell’innovazione e nel progresso tecnologico.